Pertini sull’isola dei famosi

(Fari nel buio)

L’altra sera sono allunato su uno special di RaiNews su Pertini. Straniamento da viaggio cosmico, documentario su forme di vita di altri pianeti. Che fico pazzesco che era, Pertini. Non avevo dimenticato le sensazioni che mi dava da piccolo, ma a riascoltarlo adesso che il mondo è così cambiato e io ho passato il mezzo del cammin, l’impressione si rifrange e moltiplica in una struttura cristallina, una prospettiva fiammeggiante che mi fa sussultare il cuore fino alle fondamenta. Dietro qualunque cosa dicesse, anche la più anodina, si avvertiva nettamente la presenza di valori umani essenziali, marmorei e giganteschi, per cui vivere o morire. L’inchino e il rispettoso ascolto vengono spontanei, non c’è bisogno di regole. Ecco, è così che essere anziani non vuol dire per forza essere sciapi e banali. Me n’ero quasi dimenticato. Ecco sbrogliato il nodo della virtù della vecchiaia: una guida per lo spirito, non un manuale d’azione. Non possiamo ricalcare i metodi del passato con le azioni di oggi; possiamo invece ispirarci a quello spirito, a quei valori. E dobbiamo. Pertini parlava ai ragazzi con schiettezza, precisione e disponibilità, senza un briciolo di paternalismo e retorica: «io non faccio discorsi» diceva, e poi si sottoponeva all’interrogatorio dei ragazzi, seduto accanto a loro. Lo ascolti un attimo, ed è lampante che la retorica deleteria sta nell’illusionismo dell’intenzione, non nei termini aulici. Purtroppo nel frattempo ne hanno fatta passare di fuffa sotto i ponti. La parola “straordinario” e gli altri superlativi assoluti sono esangui, passati per le infinite mignatte del business che ci hanno etichettato la futilità fino a far perdere loro la faccia, il senno e il nerbo. Ma l’anima è sempre lì che lo vuole. Poche immagini di Pertini mi hanno ricongiunto in un istante a un’epoca di parole incontaminate. Egli apparneneva a una schiatta di uomini realmente straordinari, quelli che rischiarono e persero la vita – non solo la propria, anche quella dei loro figli e fratelli – per il bene comune: per abbattere le tirannie, scongiurare le guerre continentali, smascherare e domare la follia antiumana organizzata. Ascoltare un poco di Pertini mi ha reso fin troppo aspra la coscienza che in questi giorni non abbiamo niente di nemmeno lontanamente simile, ed è tutta aria che manca. Abbiamo santi che combattono le mafie e resistono ai poteri forti, nel piccolo e nel grande. Ma la politica? La politica è stata desertificata. E man mano che gli anni passano, dopo la morte della carne anche l’ombra di quegli uomini straordinari si ritira dagli scranni dei parlamenti. Nel migliore dei casi, chi gestisce per noi la res publica è mosso, invece che dalla passione per gli uomini, da teorie economiche razionaliste idiote, follie antiumane organizzate che meriterebbero epiche rivolte come quelle che abbattono le dittature. Il ricordo dei valori emanati da Pertini, che esiste solo incarnato da eroi, si astrae, sbiadisce, e segue la stessa sorte dei superlativi: la scarsità di paragoni si popola di surrogati, che degradano le aspirazioni. Ma l’anima è sempre lì che lo vuole. Finito il programma ho cambiato canale a caso e mi sono ritrovato sull’Isola dei Famosi nel momento in cui Vladimir Luxuria bandiva una gara di pelota tra la squadra degli Eroi e quella degli Eletti. Allora ho spento e sono andato a dormire per raccogliere le energie.