Politologi ed economisti alla prova del referendum

(ambiente, illusionismo)

Due articoli a proposito del “referendum sulle trivelle” di domani 17 aprile mi riconfermano come la politologia e l’economia possano essere ugualmente cieche al mondo reale e offrirci per ciò la peggiore guida possibile. Massimo Teodori, sul Messaggero di oggi, ci dice come il fronte del sì sia un’accozzaglia variegata e quindi solo un’alleanza contro Renzi, trascurando completamente che noi cittadini siamo in grado di esprimere punti di vista personali sul problema in esame non avendo e non volendo avere nulla a che vedere con i giochi di potere tra i partiti. Ci spiega poi che se vincesse il sì con la minima maggioranza, cioè il 50% del 50%, si darebbe il paradosso che un quarto dei cittadini detta il suo volere agli altri 3/4: ma questa è la scoperta dell’acqua calda democratica. Questa aritmetica da poco ci porta dritti all’articolo di Luigi Zingales sul Sole24Ore, dove l’aritmetica regna come in tutti i ragionamenti degli economisti. Egli conclude, in base al teorema di Coase (premio Nobel per l’economia), che il referendum non farà che segliere se sarà la Regione a pagare le compagnie petrolifere per togliersi di mezzo, o le compagnie a pagare la Regione per restare. Intanto voglio ricordare che il premio Nobel per l’economia non è un vero Nobel, non è farina del sacco di Alfred Nobel, fu istituito dalla Banca di Svezia in sua memoria 70 anni dopo la sua morte. Ma ciò che conta è che il c.d. teorema di Coase (come tanti c.d. teoremi dell’economia matematica) non è che una ridicola semplificazione del mondo reale. A parte il modello matematico in sé, che ha tanti limiti già sottolineati dai critici, la ragione principale si trova all’esterno del modello, a un livello cognitivo più ampio non catturato dalla matematica: quello in cui possiamo riconoscere che nel mondo reale esistono diritti che non possono essere venduti, e valutazioni economiche costi/benefici che non si possono fare perché i rischi non si possono correre (ad esempio non è possibile valutare economicamente l’opportunità di lasciare morire un bambino, sebbene sia possibile prendere questa decisione per motivi non economici e non esprimibili nelle limpide disuguaglianze di Coase). Essendo il teorema fallato alla base, tutte le deduzioni che ne derivano in realtà non ci servono a nulla: sono puri passatempi speculativi, il gioco delle perle di vetro di Hesse. Per quanto mi riguarda, questo #referendum è una prima occasione concreta di dare il via, come società civile, al passaggio ad un diverso paradigma post-industriale, in cui i posti di lavoro vengano sottratti gradualmente alle attività obsolete e inquinanti da prima rivoluzione industriale per essere ricreati in nuove filiere sostenibili. Una transizione assolutamente necessaria. L’inquinamento è di fatto una forma di omicidio su grande scala, bambini compresi, sebbene sia molto più lento di un’opera terrorista e il rapporto causa-effetto non così evidente.