L’arretratezza del Nord

(daily life, economia)

Anche il Circeo, a buon diritto un posto del Sud nonostante la vicinanza a Roma, ha avuto ad agosto il suo picco di spazzatura abbandonata, i suoi montarozzi colorati e fetenti sotto il sole ai fianchi delle strade.

Difficoltà di coabitazione pubblico-privato, infiltrazioni di malavita, comune di Terracina ignavo e moroso con l’azienda che ritira e con la discarica, risultato: un pezzo della tragicommedia napoletana replicato nella splendida cornice delle ferie borghesi. Per inciso e dalla nascita teatro del mio cuore.

monnezza al circeoTra gratuito impegno civile dei raccoglitori e accordi stiracchiati qualcosa si è fatto, ma paradossalmente mentre i cassonetti sono tornati vuoti intorno a loro restano e si allungano i mucchi maleodoranti di settimane fa, più difficili da sgombrare e lasciati lì, arricchiti ora di frigoriferi lavatrici materassi e tutto quel ciarpame di cui le sane famiglie italiane a fine stagione si liberano senza alcun pudore, in un’evacuazione pubblica collettiva.

Oggi, passando in bicicletta davanti a uno di questi exvoto di monnezza, mi ha colpito l’idea che stavo vivendo una scena del futuro. Che da un mezzo di locomozione primitivo, a impatto zero, probabilmente stavo guardando il normale paesaggio a venire, quello a cui sarà meglio abituare gli occhi e il naso.

In questo senso il Sud è molto più avanti del Nord. Il Nord è arretrato, ancora si culla in quella obsoleta illusione di progresso dove le cose sono perfettamente intercambiabili, l’energia non si degrada, gli scarti non esistono e le persone non sfioriscono mai. Il suo rappresentante massimo, il presidente del Consiglio, immedesima la quintessenza dell’inganno nella versione suprema e peggiore, quell’immagine continuamente ritoccata di un uomo che si rifiuta di invecchiare. Un vero modello per il popolo, per la gioia dei chirurghi plastici tra cui ovviamente non esistono obiettori. Ci può essere una cosa più grottesca, così palesemente falsa, sfacciatamente irreale?

Eh sì, il Nord è indietro, è indietro. Quei poveracci lassù stanno ancora a caro amico. Non li invidio. Ci devono ancora arrivare alla realtà coi piedi per terra, col bene e col male, a godersi la loro adorata crescita e insieme la montagna strabocchevole di rifiuti che produce. E che brutto risveglio li attende, quando tra poco sarà il loro turno. L’allegoria di Calvino celata fra le città invisibili si sta realizzando, e gli eterni campioni dorati dell’ultimo sogno di regime vanno alle corde. Anche loro dovranno turarsi il naso, e sul serio, dopo che per metafora hanno sempre costretto gli elettori a farlo.