Calderoli e il DOS al Parlamento

(illusionismo, politica)

Il Denial Of Service (DOS) è un classico attacco hacker: un programma, distribuito su una moltitudine di host in rete, genera in automatico enormi quantità di pacchetti di dati e con essi bombarda da ogni parte il server di un’organizzazione. Così il server, sommerso dalle richieste, va fuori uso e l’organizzazione non riesce più a fornire il servizio ai suoi utenti.
Roberto Calderoli coi suoi 72 milioni di emendamenti opposti al ddl Boschi ha fatto esattamente questo: un attacco DOS al Parlamento. Ha chiesto a dei programmatori di generare in automatico una enorme quantità di varianti di un testo, e poi ha sparato questi pacchetti contro il Parlamento, costringendo decine di dipendenti a giorni e giorni di lavoro inutile per protocollarli uno ad uno, al fine di impedire uno dei principali servizi dello Stato ai cittadini italiani.
Ora, proprio come un attacco DOS ai server del Parlamento sarebbe considerato un atto sovversivo e un reato da punire, anche il DOS di Calderoli va considerato un atto sovversivo, e lui reo di interruzione di pubblico ufficio secondo l’art. 340 del codice penale, che per i promotori prevede 5 anni di reclusione. Qualunque sia la nostra opinione del ?#?ddlBoschi?, le cose stanno così. Perché non è stato accusato e incriminato?
Al contrario, con la più impunita delle facce di bronzo egli ha lamentato una mancanza di democrazia perché la spazzatura informatica che disonestamente chiama “emendamenti” era stata giustamente respinta come corpo estraneo alla vita parlamentare, e ha portato a proprio emblema gli emendamenti dei Padri costituenti trascurando che quelli erano scritti da degni esseri umani e non da algoritmi.
Come è possibile, mi chiedo, che qualcuno in luogo tanto alto si possa prendere libertà del genere senza conseguenze?