Due donne un giorno

(Fari nel buio)

Penso alla madre di Ciro Esposito come l’ho vista oggi nell’intervista ai telegiornali, col figlio appena morto in grembo. Non sdraiata né crocifissa su una piattaforma di dolore spessa quanto una vita, ma seduta morbida e ferma come un karnak che pungola la pelle coriacea del dorso di una bestia immensa, di inerzia incalcolabile. La sua richiesta di pace made in Scampia non ha forse l’orizzonte di un Nobel, eppure mi è difficile immaginare una giustizia e una credibilità più alte delle sue per il messaggio di un essere umano. Cosa si può fare, più che trasformare una perdita delittuosa del genere in dolcezza a beneficio altrui? Così l’ascoltavo ipnotizzato, sapendo di assistere a uno di quei rarissimi momenti in cui un nostro simile offre a tutti e a ciascuno una grande occasione per migliorare. Occasioni che ha dato, per anni, l’altra onorevole donna a cui penso oggi: Salwa Bugaighis, avvocato attivista per i diritti umani in Libia, assassinata nel giorno di elezioni che mettono a dura prova le speranze. In un’era tiepida e distratta in cui le alte temperature sono solo dipinte dai superlativi a pioggia e dall’epica qualunque delle fotografie hipstamatiche, nel bosco di infinite distrazioni dove le nostre energie si smarriscono continuamente nella futilità, che queste anime forti e reali non a caso donne ci aiutino a tenere dritta la barra verso un mondo come si dovrebbe.