Il lavoro immorale

(daily life, lavoro)

Stamattina facendo benzina a Orvieto Scalo una ragazza con la casacca dell’Eurospin mi raccontava che in questo periodo, mancando tre persone per vari motivi, i dipendenti stanno facendo turni di 13 ore al giorno. Dio mio, tredici ore al giorno dentro un supermercato, coi neon, i frigoriferi, il vociare della gente. Un’amica che lavora da Lidl, poco distante, mi raccontava che dopo una minacciata chiusura poi ritirata dall’azienda come gentile concessione, da mesi è costretta a spartire il lavoro dell’intero supermercato con altre due sole persone e turni arrangiati da un giorno all’altro. La direzione si permette anche dei rimproveri perché la gestione del punto vendita non è abbastanza efficiente. Lei potrebbe spostarsi a Viterbo, in un punto vendita più grande, ma oltre alla distanza c’è il problema che lì si lavora anche di domenica, e lei ha una famiglia da mandare avanti. Già così la vita è messa a dura prova.
Oggi ognuno di noi patisce vessazioni simili, o conosce qualcuno che le subisce. La scena è quella del fallimento totale di un modello di gestione del capitale, del reddito, della tecnologia, dello Stato. Gli individui risultano quasi completamente abbandonati da uno Stato governato da ignoranti opportunisti incapaci di provvedere loro la protezione da imprese private che fanno il cattivo tempo con una stupidità cattiva, in preda a un evidente terrore per la caduta del saggio di profitto che le rende cieche alla natura fondante della società umana in cui affondano le idrovore con una gentilezza prossima allo stupro. Imprese guidate da ottusi bucanieri incapaci di cambiare forma e convertire la tecnologia in riduzione del lavoro come si dovrebbe. E le imprese private stesse sono abbandonate alla finzione del mercato concorrenziale e alla retorica della “creatività” individuale dallo stesso Stato governato da ignoranti opportunisti, incapaci di provvedere loro i mezzi economici e culturali per stare in equilibrio con la società, come un padre debole che impotente a dettare ordine e mettere giustizia tra i figli li lascia scannare tra di loro per accaparrarsi le suppellettili di famiglia. Chi teorizza che staremmo meglio con meno Stato possibile ha buon gioco con questo Stato di ignoranti e opportunisti che trattano i beni comuni come il proprio giardino privato con piscina annessa, ma non si può non vedere che l’infima e stolta bassezza di questo genere d’impresa distruggerebbe la società in pochi mesi. Sempre che già non sia successo, e noi siamo solo tamburellando sul tavolo in attesa del conto finale.
La verità è che tutti noi abbiamo bisogno di protezione ed aiuto perché la vita sia degna, garanzie di libertà negative e positive che possono venire solo da una collettività animata da valori simili, dal rispetto, dalla fiducia. Siamo ancora molto lontani, ma è questa la “vision of tomorrow” – come la chiamano i teorici dell’azione rivoluzionaria non violenta – che bisogna coltivare incrollabilmente e in ogni istante.