S-Tridente

(politica)

Dietro invito della newsletter del Comune di Roma oggi ho risposto a un tardivo questionario sulla sventurata pedonalizzazione del Tridente mediceo. L’ultimo campo consentiva di commentare liberamente e ho potuto riassumervi quello che penso in un principio elementare: è necessario PRIMA valutare gli effetti collaterali di una nuova regolamentazione su tutte le categorie di interessati, anche mediante consultazioni pubbliche, e predisporre i rimedi e le compensazioni per chi ne venga a subire un danno incomprensibile; e solo DOPO applicare i provvedimenti. Altrimenti, come in questo caso, si fa sentire protetta una élite ricca e ignorati tutti gli altri cittadini: quanto di più sconsigliabile un amministratore possa fare di questi tempi, data la rabbia che monta dal basso. Esistono ottime prassi di queste politiche pubbliche consultive, sono disponibili libri pieni di esperienze e saggi consigli come il bel Semplice di Cass Sunstein che ha diretto per anni l’Ufficio federale americano per la semplificazione dei regolamenti; ma evidentemente a Roma non è arrivato questo buon vento e stagna ancora un clima di arbitrio borbonico in cui si istupidisce qualunque entusiasmo progressista. Qui la regola vien fatta scattare col gusto sordo e punitivo del giustiziere: ed ecco che le auto e i motorini degli espulsi si ammassano selvaggiamente ai varchi, occupando ogni spiraglio e i posti dei residenti, perché i parcheggi non sono pronti e saranno comunque insufficienti; ecco che i vigili sono spediti al fronte allo sbaraglio come un esercito di poveracci contro un altro esercito di poveracci, secondo le migliori tradizioni, a dare informazioni che non conoscono e a controllare a vista le targhe di chi entra, mancando le telecamere fino a gennaio, salvo scoprire che non ce la fanno quando sono già in mezzo al caos; ecco che i permessi per i residenti non ci sono e anche a loro toccano ganasce e multe; ecco che se lavori lì dentro e non puoi più usare nemmeno le due sacrosante ruote sei abbandonato all’incuria dei mezzi pubblici, all’ATAC sull’orlo del fallimento con 1/3 dei mezzi in deposito per guasti ogni giorno, non potendo certo sottrarre 150 euro al mese per un garage a uno stipendio che già stenta. Nessuna indagine sui flussi incidenti, niente potenziamento parallelo di corse, niente incentivi per veicoli elettrici e biciclette – solo una scure che cade dal cielo. È difficile evitare un’impressione di stoltezza e di grave indifferenza ai deboli: mentre la presidente dell’associazione abitanti del centro, giuliva e paciosa, esulta per il riconquistato quieto vivere della sua fortunata schiatta, con tutta la retorica borghese sull’ordine e il salotto della capitale eccetera, il meschino pendolare di periferia vede la sua già dura vita sul ciglio della sopravvivenza complicarsi nettamente per motivi imperscrutabili, lui che percepisce solo le esternalità negative di un estetismo cinico senza che un’anima pia si dia pena di ricompensarlo nemmeno facendogli intendere cos’è il bello. La signora e il suo sindaco mi ricordano quelli che si oppongono alle pale eoliche perché sono antiestetiche: quando le fonti fossili avranno finito di rovinarci la vita sarà troppo tardi per riconsiderare l’ordine dei valori.