Suicida o kamikaze?
(miti d'oggi)
Sono inciampato per caso in questa notizia di due anni e mezzo fa, e il pendant con i recenti fatti di Parigi mi è saltato all’occhio. Questa tale Hasna che si sarebbe fatta esplodere in solitaria nel covo di Saint Denis invocando Allah, subito mitizzata per questo «la prima kamikaze d’Europa», era una ragazza qualunque, una piccola imprenditrice che non aveva mai letto il Corano e per ciò esecrata dall’Islam. Venner, che si è sparato sull’altare di Notre-Dame protestando contro le nozze gay, era un anziano professore di storia, un nazionalista appassionato di armi, esecrato dalla Chiesa. Dato il proclama ideologico di Venner e il luogo in cui si è fatto saltare il cervello, per par condicio anch’egli andrebbe definito un kamikaze. Ma come disse di lui il ministro Valls con asciuttezza cechoviana, «è stato il suicidio di un uomo disperato». Non diverso il suicidio di Hasna, che ha dato una mano alla causa islamica quanto Venner alla causa cristiana. A noi è lasciata la libera ma responsabile interpretazione di questi disgraziati suicidi. Se proprio vogliamo chiamarli kamikaze e farne degli antieroi, sia chiaro almeno che lo facciamo a nostro rischio e pericolo.